
Ragazzi, ieri è stata una di quelle giornate in cui la vita ti tira un calcio in faccia mentre ti dice: "Buongiorno, benvenuto nel caos universale".
Mi è venuto il famoso mammatrone* cosmico – sì, quello che ti fa pensare che l'unica via di fuga sia essere teletrasportati su....boh non so, anche Marte ormai è troppo trafficata..
Vabbè, andiamo avanti.
Ho guardato una serie di eventi che avevano in comune solo una cosa:
farmi sentire come se stessi vivendo in una versione distorta di "Alice nel Paese delle Meraviglie".
Da Sanremo al feed di Ics (scusate non riesco a dirlo, per me sarà sempre Twitter), fino a Netflix, ogni singola cosa mi ha regalato il “luxury” di un’ansia che non finiva mai.
Countdown dell'ansia :
1) Sanremo e il tempo che non esiste più
Durante il servizio su Sanremo, Jovanotti ci ha ricordato che su Spotify escono in un solo giorno tante canzoni quante ne uscivano in un decennio negli anni ’90.
Se questo è il nuovo modo di misurare il tempo, dovrei essere tipo morta già da sei/sette anni....
Ma come si può reggere questo passo??
Ecco, mi si è chiusa la busta di plastica in faccia.
Ansia.
2) C'è Tweet e tweet
Ripeto, non riesco a pronunciare, o scrivere, il nuovo nome di Twitter.
E comunque sia la nuova icona mi ricorda il logo di Taffo.
La definirei......respingente?
E sono molto politically correct. Brava me. Continua polite.
Dicevo.
Ho deciso di aprirne il feed.
Ma che mi ha detto la testa? E' stato come correre incontro alla facciata di un autobus. Delizioso.
Conato numero uno : Commenti infiniti di Musk, Trump e l'allegra combriccola. Mio Dio. Respira, continua.
Conato numero due : Mille cazzate, al solito, sostenute dai nostri politici.
Convulsioni ai limiti dell'epilessia : Due post mi hanno fatto uscire fuori di testa, me l'hanno fatta roteare a 360° come Linda Blair.
Anche adesso, mentre scrivo, mi si stanno rizzando i capelli in testa di nuovo.
Però dato che l'argomento di quei post, tocca in me corde molto sensibili, ne parlerò in un altro articolo.
Forse.
Dopo aver bevuto 6/7/8/12 bottiglie di Campari.
Senza ghiaccio.
A stomaco vuoto.
Dopo una notte insonne.
Così sono sicura di riuscire ad essere un filo più morbida.
Poco.
Meglio di niente.
Quindi stizzita, per non dire proprio incazzata, chiudo.
Dicendo a me stessa, la prossima volta che decidi di aprire quel coso ti butto di sotto.
Respira.
Esci, fai una passeggiata con i cani, fuma, non so fai qualcosa per toglierti la rabbia l’ansia e le mille riflessioni che ti porti dietro.
Fatto tutto. Ma niente l’ansia rimane.
La terapia dei piccoli piaceri (o, perché no, dei pupazzi disegnati)
Poi però ho preso in mano la situazione ho iniziato a disegnare.
Carini questi pupazzi che sto facendo. Mi garbano assai. Mi sento meglio, mi fanno sorridere.
Si distende la faccia, mi distendo io. Mi viene anche qualche nuova idea per il lavoro.
L'arte e i suoi infiniti rimedi per rimetterti "a piombo" con l'Universo.
Passano le ore.
Ottimo, direi che ora mi sono meritata un po' di sano ozio sul divano – il mio trono per il relax assoluto, dove il mondo esterno si dissolve e l'unico impegno è quello di non muoversi (almeno fino al prossimo episodio).
Ne approfitto per continuare a seguire questa nuova serie su Netflix, che va vista attentamente senza perderti neanche un fotogramma, tanta la roba che succede.
3)Netflix e l’epopea di Zero Day
Ed eccoci qui. Io, Netflix e Zero Day.
Robert De Niro, in una performance così impeccabile che se dicesse "vado a fare la cacca" suonerebbe come una massima di saggezza esistenziale.
Comunque, a parte il cast stellare e la trama ben congegnata, questa serie ti spalanca una finestra sulla politica con la stessa grazia con cui una tromba d’aria spalanca la porta di casa: ti ritrovi risucchiato dentro senza nemmeno accorgertene.
E lì, signori miei, l’ansia è partita con la velocità di un bolide di F1, con l’unica differenza che in questo caso il traguardo è direttamente un attacco di panico.
Sì, certo, lo so che è finzione, che i concetti devono essere esasperati per tenere alta la tensione. Però, il punto non è la serie in sé.
Il punto è che non è possibile che, ogni volta che virtualmente metto il naso fuori di casa, venga colta da un’angoscia esistenziale degna di una crisi mistica.
E allora il cervello, con il suo spirito di sopravvivenza, parte con il piano B: la fuga.
Dove? Non si sa.
Ma il solo pensiero di un altrove più tranquillo dovrebbe bastare a placare l’ansia, no?
Peccato che --non esiste più neanche il miraggio!--
Neanche l’illusione di un posto che sia un filo meno delirante.
È ufficiale: il mondo intero è andato in vacca.
E qui arriva la vera tragedia: 'sti qui non mi hanno solo rovinato Twitter, mi hanno rovinato anche il modo in cui sognavo l'America!
Quella mitologica terra promessa, dove tutti vivono in villette con giardino e risolvono i problemi con un abbraccio e una battuta ben piazzata, proprio come nelle sit-com che ci hanno cresciuti! Questa è l’ultima coltellata al cuore della mia infanzia.
Ma siete dei maledetti! Non si fa..
Mi sento tanto Mafalda con il suo mappamondo....
Conclusione: l’ironia come antidoto
Insomma, ieri mi sono trovata un po' impreparata a gestire le emozioni prodotte da..... banali gesti quotidiani tra l'altro!
In un mondo gestito da pazzi, dove l'assurdo è ormai la normalità e ogni notizia sembra una puntata di una serie scritta sotto l’effetto di sostanze discutibili, l’ironia resta il nostro antidoto più potente.
Non risolve i problemi, certo, ma aiuta a non finirci dentro con tutte le scarpe.
È come un ombrello in una tempesta: non ferma il diluvio, ma almeno mantiene la messa in piega.
E allora, mentre il caos là fuori si agita come un DJ accanito sul mixer , abbiamo il dovere di coltivare il nostro piccolo angolo di sanità mentale.
Che sia un hobby, un’ossessione inspiegabile per i documentari sui crimini irrisolti, o semplicemente il divano e un bicchiere con qualcosa di forte, dobbiamo proteggerlo con le unghie e con i denti. (Oddio mi sono resa conto che io sono tutte queste cose appena dette..)
Perché magari, tra un'osservazione pungente e un meme illuminante, qualcuno di noi riuscirà perfino a trasformare questo delirio globale in una storia esilarante da mettere nero su bianco.
Anzi, già succede.
Basta affinare un po’ lo sguardo e accorgersi che il mondo è una sceneggiatura surreale in attesa di essere raccontata.
Perché alla fine, se non possiamo cambiare il mondo, possiamo almeno prenderlo in giro.
**dialetto romanesco per indicare dispiacere, angoscia
mi è piaciuto tantissimo, continua a scrivere non mollare mai.
FINALMENTE E' ARRIVATO. TROPPO BELLO. ANCHE SE QUANCHE PAROLA MODERNA NON SO' CHE SIGNIFICA MA NON FA NIENTE. CHE IO ASPETTO CON ANSIA IL BLOG, CHE STO BLOCCATO A CASA, DICONO PURE UN MESE CON UNA COSTOLA CRINATA E MI STA A SCENDERE IL LATTE. E ALLORA ME LA DIVERTO SOLO COL TUO BLOG, GLI ISTAGRAM DI FEDE, LA TELEVISIONE MA NO SANREMO E LE PARTITE DI PALLONE CHE ODIO E I VIDEO PER SOLI ADULTI DI YOUTUBE. EMBE', UNO SI CONSOLA COME PUO'