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Il quesito con la Susy.

Immagine del redattore: Michela MercuriMichela Mercuri


Pensa, prima di parlare. Leggi, prima di pensare
Pensa, prima di parlare. Leggi, prima di pensare

La Settimana Enigmistica, ve la ricordate?

Ecco, ci vorrebbe proprio.

Sì. Ma non nel senso di svago, quanto come terapia d’urto obbligatoria per tenere in allenamento la memoria.

Perché ormai, tra Google e il cellulare, ci siamo giocati la capacità di ricordare anche il nostro stesso codice fiscale.

E non parlo solo della memoria a breve termine—quella che ti fa tornare tre volte in casa perché hai dimenticato le chiavi—ma della memoria storica, quella che dovrebbe impedirci di ripetere gli stessi errori catastrofici del passato.


E invece? Stiamo correndo a velocità folle contro un muro di mattoni. E, quel che è peggio, senza neanche aver allacciato le cinture. Non lo nego: questa cosa mi inquieta.

Mi fa rimuginare. E così, scavando nei miei soliti pensieri contorti, ho cercato di capire dove si sia inceppato il meccanismo.

E sapete dove sono atterrata? Sull’elefante nella stanza: la politica mondiale.


"Born in the USA"


Partiamo dagli Stati Uniti, che, piaccia o no, sono l’ago della bilancia globale.

Gli ultimi tre mandati (Trump, Biden, Trump... perché ormai il loop è questo) hanno avuto un inquietante elemento in comune: l’età. Vecchi.

Anzi, anziani. Anzi, matusalemme-level.

Ora, lo so, è politicamente scorretto dirlo, ma tanto ormai la correttezza politica è una barzelletta, quindi via il cerotto: il primo ha la demenza senile, il secondo ha la demenza e basta.

Uno si sente unto dal Signore, l’altro si dimentica pure dove ha lasciato il barattolo dell’unzione.

E noi?

Noi ce li portiamo sulle spalle, mentre ci trascinano verso il baratro con la stessa delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli.

E da noi? Stesso copione.

Il povero Presidente Mattarella, che già stava pregustando una meritata pensione a base di pantofole e gite culturali, è stato risucchiato di nuovo nel vortice. Perché?

Perché l’alternativa era un salto nel vuoto.

Abbiamo vissuto giorni in cui non si sapeva se Draghi dovesse fare il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio.

Il classico caso della coperta corta: copri una parte, scopri l’altra.

E allora sorge spontanea la domanda: possibile che in un Paese di 60 milioni di abitanti l’unica scelta possibile da fare fosse tra due individui che, diciamocelo, la giovinezza l’hanno salutata da un pezzo?

Certo, in alcuni casi l’esperienza è una risorsa preziosa (e Mattarella e Draghi lo dimostrano), ma il punto è un altro: dove diavolo è finito il ricambio generazionale?


I 100 giorni


E qui arriva la vera riflessione: il problema siamo noi.

Sì, noi cinquantenni.

Perché negli States, come in Italia, la classe politica che dovrebbe prendere il testimone siamo noi, no?

E invece? Invece siamo ai margini.

O peggio, siamo in Parlamento a scaldare sedie e a fare polemiche su borsette false, tacchi 12 e IVA sulle ostriche.

Oppure, nella migliore delle ipotesi, a partecipare a improbabili feste di Capodanno con (reali) colpi in canna e a litigare tra di noi con la stessa maturità di due dodicenni su TikTok.

E ogni volta che vedo i servizi sui dibattiti in Parlamento, con quei break infiniti tra una seduta e l’altra, mi torna in mente il pullman delle gite scolastiche dei 100 giorni alla maturità.

Orrore.

Cioè, quelli là dentro decidono anche del mio futuro, e l’unica immagine che mi rimandano è una scolaresca in gita?

Davvero rassicurante. Tipo una gomitata nello sterno.

E allora mi sento chiamata in causa.

Perché, parliamoci chiaro: quelle cime là dentro sono miei coetanei.


Avvocato del Diavolo


Quindi, voglio essere buona e per un attimo far finta di dimenticare che con nessuno di loro riuscirei nemmeno a dividere un caffè al bar della stazione senza provare l’irrefrenabile impulso di fingere un’emergenza e scappare.

Facciamo che mi prendo un’amnesia selettiva e provo a immaginarli da ragazzi, quando ancora litigavano con i brufoli invece che con le opposizioni, combattevano le loro piccole grandi battaglie per trovare un posto nel mondo e infilavano nel walkman la stessa musica che ascoltavo io—prima che imparassero a parlare solo in slogan.

Okay, l’immagine ce l’ho. Andiamo avanti.

Come ho scritto in altri articoli, la nostra generazione è quella che ha preso la scottatura più forte dal cambiamento di rotta del mondo.

Siamo cresciuti nella vecchia era e diventati giovani lavoratori in quella nuova... in un lampo.

Difficile adattarsi. O meglio, adattarsi ti ci adatti pure, ma farlo con coscienza?

Quella è un’altra storia.


Nebbia


Chi tra voi ha avuto la straordinaria fortuna di sapere sin dall’asilo che sarebbe diventato medico, avvocato o ingegnere spaziale, e ha seguito quella rotta con la precisione di un GPS svizzero, può leggere le righe che seguono con la beata tranquillità di chi non è mai stato travolto dal panico esistenziale.

Per tutti gli altri, quelli come me, che hanno navigato nella nebbia più fitta senza mai intravedere il faro di un destino chiaro, il discorso cambia.

Perché diciamocelo: non tutti siamo nati con la vocazione scolpita nel DNA.

Alcuni di noi si sono ritrovati con un lavoro per puro caso, un po’ come pescare un biglietto della lotteria senza neanche sapere di aver giocato. E la cosa assurda?

Quel lavoro magari lo abbiamo pure fatto bene, lo abbiamo amato... ma non perché fosse il frutto di un percorso studiato a tavolino, tra università, master e sacrifici eroici.

No, no, semplicemente ci è capitato tra le mani, come quando esci di casa per comprare il pane e torni con un cucciolo adottato.

E quindi mi chiedo: quanti tra i politici coetanei si sono trovati tra le mani un mestiere che non avevano scelto?

Non voglio generalizzare, ma la risposta temo sia: molti.

E se io ho fatto per 23 anni un lavoro di grande responsabilità senza una laurea, impegnandomi e formandomi sul campo, la politica è tutta un’altra storia.

Lì, la laurea serve eccome. Ma non solo per non collocare Times Square a Londra.

Anzi, forse ne servirebbero almeno tre: una in storia per evitare di ripetere le peggiori catastrofi, una in geopolitica per non svegliarsi una mattina credendo che la Svizzera abbia il mare per conquistarne i porti, e una in economia per non pensare che stampare soldi a caso sia la soluzione a tutti i problemi.


La storia si ripete


Perché, diciamocelo, se non sai nulla di storia, finisci per ripetere gli errori del passato con la stessa convinzione di uno che ha appena scoperto l’acqua calda.

Se ignori la geopolitica, rischi di scambiare un embargo per un piatto tipico messicano.

E se non capisci nulla di economia, potresti credere che il bilancio di uno Stato funzioni come il salvadanaio a forma di maialino.

Ecco, la laurea in certi casi non è solo utile… è un’assicurazione contro il ridicolo!

Il problema però è che, per avere il senso del ridicolo, bisogna possedere almeno un briciolo di cultura di base… e qui siamo messi così male che il cane non solo si morde la coda, ma se la sta pure mangiando per disperazione. Santa pace!


Piccola parentesi dedicata ai giovani, se mai dovessero leggermi..

Ragazzi, vi prego, studiate, apprendete, fate lavorare quei neuroni prima che si fossilizzino sui balletti di TikTok.

La cultura è l’unica forma di potere che non si svaluta col tempo, non passa di moda e soprattutto non si basa sugli algoritmi di Instagram.

Vi capisco, l’idea di diventare influencer sembra allettante: selfie perfetti, viaggi sponsorizzati, codici sconto per qualsiasi cosa, dalle scarpe alle vitamine per capelli… Ma davvero volete che la vostra massima eredità al mondo sia un tutorial su come mettere il mascara in tre mosse? Pensateci bene. Date retta a zia.


Grazie, Prof.ssa


Io ho avuto la fortuna di crescere con quattro nonni, veri e propri archivi viventi della memoria storica. Uno era stato soldato, l'altra aveva avuto il privilegio poco invidiabile di essere stata “interrogata” dai nazisti.

E credetemi, dopo aver sentito i loro racconti, avevo le idee piuttosto chiare su cosa fosse stata la Seconda Guerra Mondiale—e anche su cosa significhi davvero la parola “orrore”.

E poi c’era la mia Prof di lettere alle medie, la mitica Prof.ssa Scognamiglio, che decise che il modo migliore per farci entrare nell’adolescenza non fosse con qualche fiaba rassicurante, ma con “Se questo è un uomo” di Primo Levi.

Prima media. Undici anni. Dire che fu uno shock è un eufemismo.

Ma erano altri tempi, quelli in cui la “fragilità emotiva” del fanciullo non veniva eccessivamente tutelata. Bei tempi!

Perché grazie, cara Prof, se oggi ho un minimo di consapevolezza storica, lo devo anche a quelle letture che mi hanno ribaltato l’anima.

Quindi cosa voglio dire?

Che il problema del mondo attuale è che la gente è ciuccia e non ha mai studiato la lezione?

Ah, se solo avessi una risposta!

Ma il forte sospetto che molti di quelli che oggi dovrebbero guidare nazioni, prendere decisioni cruciali e tutelare gli interessi di tutti, non abbiano mai superato la fase della paginetta di aste, è piuttosto concreto.

E non parlo solo dell’Italia, eh. Parlo del mondo intero.

Perché l’ignoranza non è solo una brutta bestia.

È una bestia feroce, famelica, e a quanto pare ha trovato terreno fertile ovunque.

Ripensandoci, qui la settimana enigmistica non basta..gitarella a Lourdes?

 
 
 

1 Comment

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Guest
19 ore fa
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Ah mbè minkia ma questo blog di oggi non solo è una grandissima consolazione che è una mesata che sto agli arresti domiciliari con una costola crinata ma è anche il blog più importante che mi è capitato di leggere. Questo è un blog che tutto il mondo si dovrebbe leggere e riflettere. Ma i giovani lo capiranno ? Io lo capisco adesso che sono vecchio ma qualche anno fa non l'avrei capito. Miki, Miki la favolosa, Miki l'incredibile, Miki l'unica, you're the best, the greatest, the onlyone and you better believe it 😀


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