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La sindrome del telefono a gettoni.

Immagine del redattore: Michela MercuriMichela Mercuri

Aggiornamento: 31 gen






Il telefono a gettoni. Ve lo ricordate?


Che meraviglia.

Io avevo quella cabina telefonica sotto casa, nella piazzetta, che sembrava il set di una sitcom anni '80. Ogni pomeriggio, dopo aver finito i compiti, io e le mie amiche ci trovavamo lì, come in un salotto di una nonna che ti sforna torte appena fatte. Solo che al posto di torte c'era quell'odore pungente di plastica grigia. Avete presente, no? Quella plastica che, per qualche misteriosa ragione, aveva un odore unico, diverso da qualsiasi altra plastica, tipo una fragranza esclusiva della SIP.

E così, armate di gettoni, chiamavamo. Chiamavamo le amiche a casa, facevamo scherzi telefonici, chiamavamo il povero malcapitato che ci piaceva… Insomma, il cellulare non esisteva, e dovevamo pur fare qualcosa, no? Da lì è iniziata la fine del mondo, ma non ve lo dico adesso…


La riflessione? Ah, il cellulare...


Grandissima invenzione, eh? Un colpo di genio. Fighissimo per tutte quelle cose di cui non avremmo mai saputo fare a meno. Una manna dal cielo. Peccato che sia anche il male, in un certo senso. Vediamo: il cellulare, inizialmente, era comodo.

Non dovevi più procurarti i gettoni (che poi, che fastidio, quei maledetti gettoni che non entravano mai nel buco giusto?). Non dovevi vagare in cerca di una cabina telefonica funzionante. Un sogno, giusto? Ma poi, voilà, arriva internet, e con lui la grande farsa.Da quel momento in poi, la nostra vita si è trasformata nella velocità di un razzo missile di Goldrake (ma senza il fascino del cartone animato). Internet ci ha schiavizzati. E noi, schiavi, siamo diventati atomi che schizzano alla velocità della luce. Tanta è la sollecitazione a cui siamo sottoposti che ogni tanto ci dimentichiamo di fermarci per respirare.


Parliamo di lavoro per un secondo…


Le e-mail, ragazzi. Le maledette e-mail. Lo strumento di comunicazione più istantaneo che l'uomo abbia mai creato. Perfetto per mandare informazioni in un battito di ciglia. Peccato che abbia introdotto una piccola ansia cosmica. Perché chi riceve una mail, subito si sente costretto a rispondere nel tempo di un nanosecondo. E se non lo fa, ecco che scatta l'ansia del "Perché non mi ha risposto subito?!". E così, via con il ciclo infinito: una mail tira l’altra, e ci ritroviamo a fine giornata con una montagna di messaggi. Un po' come WhatsApp, che non ti molla come un pitbull che non ha mai mangiato… insomma, una costante sollecitazione! Ma il vero problema non è tanto il mezzo, quanto la sostanza.


E qui arriva il bello.


Il vero danno che la tecnologia ha fatto è nella percezione del tempo. Ora il nostro tempo è misurato in nanosecondi, e chi non riesce a rispettarli rischia di finire su un altro pianeta. La velocità è diventata la norma, e nessuno ha più il tempo di prendersi una pausa. C'è questa frenesia, e io dico, lo dico alla romana che rende di più : ma che te corri?

Ricordo che 15 anni fa, a parità di lavoro svolto fino a due anni fa, sembrava che il tempo fosse un altro. A fine giornata, avevo tempo per corsi, hobby, e la mia famosa giornata di sabato non era una staffetta tra pulizie, spesa, parrucchiere e tintoria… era l’inizio di due giorni di relax! Ma ora, col cellulare e Internet, il relax è diventato un concetto alieno. Ma alieno alieno. Non sappiamo più come si usa 'sto "Relax."


Colpa di Internet? Sicuramente.


Internet ti fa sentire che tutto deve essere immediato, pronto subito, come un "click" e via. E tutto questo non ha fatto altro che aumentare le nostre nevrosi. La velocità è aumentata a livelli insostenibili. I rapporti umani? Difficili da gestire, quando si ha il cervello sotto stress, schizzato a mille all’ora, cercando di stare al passo con tutti. E, parliamo di me…

Prima di trasferirmi in campagna (due anni fa, eh), ero un vero animale da città. Vivere nel mio quartiere, con tutto a portata di mano, mi rendeva quasi un supereroe.

E, odiavo la gente.

Sì, l’odiavo.

Ogni santo giorno, durante la passeggiata con i cani, alle 7.30 del mattino (figuratevi come arrivavo alla sera..) avevo già mandato a quel paese almeno cinque persone… altri padroni di cani che, scusate, ma non avrebbero saputo gestire nemmeno un cucciolo di plastica trovato nell’ovetto Kinder. Ma questo è un altro capitolo.


Ma la vera domanda è:


Perché corriamo? Dove diavolo dobbiamo andare?

Quando c’erano i gettoni, tutto questo poteva far parte solo di un brutto film distopico su un futuro improbabile…invece……

Invece niente..mi sogno la cabina del telefono e un bel gettone rosso.

 
 
 

5 Comments

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Guest
Feb 04
Rated 5 out of 5 stars.

Mi sembra di rivivere quei pomeriggi. Fantastica♥️

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Vero?😂

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Guest
Jan 30
Rated 5 out of 5 stars.

Bravissima !!!! La numero 1

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Guest
Jan 28
Rated 5 out of 5 stars.

Fantastico. Io però ho ancora il Nokia di ventanni fa, coi tastini, 30 euro e non si rompe mai.

Invece le email le trovo comodissime, che uno scrive quando gli pare e legge quando gli pare e risponde quando gli pare, senza rompere le balle a qualcuna mentre magari sta a fare la pipì o meglio ancora è impegnata in qualche love affair che gli tocca rispondere tutta ansimante.


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Guest
Jan 28
Rated 5 out of 5 stars.

mi ricordo che avevano fatto i portachiavi con il gettone telefonico attaccato e io lo avevo comprato subito, mi dava tranquillità averlo, se avevo bisogno di chiamare dovevo solo cercare una cabina telefonica non rotta, impresa non facile, è verissimo !!!!!!

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