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  • Il quesito con la Susy.

    Pensa, prima di parlare. Leggi, prima di pensare La Settimana Enigmistica, ve la ricordate? Ecco, ci vorrebbe proprio. Sì. Ma non nel senso di svago, quanto come terapia d’urto obbligatoria per tenere in allenamento la memoria. Perché ormai, tra Google e il cellulare, ci siamo giocati la capacità di ricordare anche il nostro stesso codice fiscale. E non parlo solo della memoria a breve termine—quella che ti fa tornare tre volte in casa perché hai dimenticato le chiavi—ma della memoria storica, quella che dovrebbe impedirci di ripetere gli stessi errori catastrofici del passato. E invece? Stiamo correndo a velocità folle contro un muro di mattoni. E, quel che è peggio, senza neanche aver allacciato le cinture. Non lo nego: questa cosa mi inquieta. Mi fa rimuginare. E così, scavando nei miei soliti pensieri contorti, ho cercato di capire dove si sia inceppato il meccanismo. E sapete dove sono atterrata? Sull’elefante nella stanza : la politica mondiale. "Born in the USA" Partiamo dagli Stati Uniti, che, piaccia o no, sono l’ago della bilancia globale. Gli ultimi tre mandati (Trump, Biden, Trump... perché ormai il loop è questo) hanno avuto un inquietante elemento in comune: l’età. Vecchi. Anzi, anziani. Anzi, matusalemme-level. Ora, lo so, è politicamente scorretto dirlo, ma tanto ormai la correttezza politica è una barzelletta, quindi via il cerotto: il primo ha la demenza senile, il secondo ha la demenza e basta. Uno si sente unto dal Signore, l’altro si dimentica pure dove ha lasciato il barattolo dell’unzione. E noi? Noi ce li portiamo sulle spalle, mentre ci trascinano verso il baratro con la stessa delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli. E da noi? Stesso copione. Il povero Presidente Mattarella, che già stava pregustando una meritata pensione a base di pantofole e gite culturali, è stato risucchiato di nuovo nel vortice. Perché? Perché l’alternativa era un salto nel vuoto. Abbiamo vissuto giorni in cui non si sapeva se Draghi dovesse fare il Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio. Il classico caso della coperta corta: copri una parte, scopri l’altra. E allora sorge spontanea la domanda: possibile che in un Paese di 60 milioni di abitanti l’unica scelta possibile da fare fosse tra due individui che, diciamocelo, la giovinezza l’hanno salutata da un pezzo? Certo, in alcuni casi l’esperienza è una risorsa preziosa (e Mattarella e Draghi lo dimostrano), ma il punto è un altro: dove diavolo è finito il ricambio generazionale? I 100 giorni E qui arriva la vera riflessione: il problema siamo noi. Sì, noi cinquantenni. Perché negli States, come in Italia, la classe politica che dovrebbe prendere il testimone siamo noi, no? E invece? Invece siamo ai margini. O peggio, siamo in Parlamento a scaldare sedie e a fare polemiche su borsette false, tacchi 12 e IVA sulle ostriche. Oppure, nella migliore delle ipotesi, a partecipare a improbabili feste di Capodanno con (reali) colpi in canna e a litigare tra di noi con la stessa maturità di due dodicenni su TikTok. E ogni volta che vedo i servizi sui dibattiti in Parlamento, con quei break infiniti tra una seduta e l’altra, mi torna in mente il pullman delle gite scolastiche dei 100 giorni alla maturità. Orrore. Cioè, quelli là dentro decidono anche del mio futuro, e l’unica immagine che mi rimandano è una scolaresca in gita? Davvero rassicurante. Tipo una gomitata nello sterno. E allora mi sento chiamata in causa. Perché, parliamoci chiaro: quelle cime là dentro sono miei coetanei. Avvocato del Diavolo Quindi, voglio essere buona e per un attimo far finta di dimenticare che con nessuno di loro riuscirei nemmeno a dividere un caffè al bar della stazione senza provare l’irrefrenabile impulso di fingere un’emergenza e scappare. Facciamo che mi prendo un’amnesia selettiva e provo a immaginarli da ragazzi, quando ancora litigavano con i brufoli invece che con le opposizioni, combattevano le loro piccole grandi battaglie per trovare un posto nel mondo e infilavano nel walkman la stessa musica che ascoltavo io—prima che imparassero a parlare solo in slogan. Okay, l’immagine ce l’ho. Andiamo avanti. Come ho scritto in altri articoli, la nostra generazione è quella che ha preso la scottatura più forte dal cambiamento di rotta del mondo. Siamo cresciuti nella vecchia era e diventati giovani lavoratori in quella nuova... in un lampo. Difficile adattarsi. O meglio, adattarsi ti ci adatti pure, ma farlo con coscienza? Quella è un’altra storia. Nebbia Chi tra voi ha avuto la straordinaria fortuna di sapere sin dall’asilo che sarebbe diventato medico, avvocato o ingegnere spaziale, e ha seguito quella rotta con la precisione di un GPS svizzero, può leggere le righe che seguono con la beata tranquillità di chi non è mai stato travolto dal panico esistenziale. Per tutti gli altri, quelli come me, che hanno navigato nella nebbia più fitta senza mai intravedere il faro di un destino chiaro, il discorso cambia. Perché diciamocelo: non tutti siamo nati con la vocazione scolpita nel DNA. Alcuni di noi si sono ritrovati con un lavoro per puro caso, un po’ come pescare un biglietto della lotteria senza neanche sapere di aver giocato. E la cosa assurda? Quel lavoro magari lo abbiamo pure fatto bene, lo abbiamo amato... ma non perché fosse il frutto di un percorso studiato a tavolino, tra università, master e sacrifici eroici. No, no, semplicemente ci è capitato tra le mani, come quando esci di casa per comprare il pane e torni con un cucciolo adottato. E quindi mi chiedo: quanti tra i politici coetanei si sono trovati tra le mani un mestiere che non avevano scelto? Non voglio generalizzare , ma la risposta temo sia: molti. E se io ho fatto per 23 anni un lavoro di grande responsabilità senza una laurea, impegnandomi e formandomi sul campo, la politica è tutta un’altra storia. Lì, la laurea serve eccome. Ma non solo per non collocare Times Square a Londra. Anzi, forse ne servirebbero almeno tre: una in storia per evitare di ripetere le peggiori catastrofi, una in geopolitica per non svegliarsi una mattina credendo che la Svizzera abbia il mare per conquistarne i porti, e una in economia per non pensare che stampare soldi a caso sia la soluzione a tutti i problemi. La storia si ripete Perché, diciamocelo, se non sai nulla di storia, finisci per ripetere gli errori del passato con la stessa convinzione di uno che ha appena scoperto l’acqua calda. Se ignori la geopolitica, rischi di scambiare un embargo per un piatto tipico messicano. E se non capisci nulla di economia, potresti credere che il bilancio di uno Stato funzioni come il salvadanaio a forma di maialino. Ecco, la laurea in certi casi non è solo utile… è un’assicurazione contro il ridicolo! Il problema però è che, per avere il senso del ridicolo, bisogna possedere almeno un briciolo di cultura di base … e qui siamo messi così male che il cane non solo si morde la coda, ma se la sta pure mangiando per disperazione. Santa pace! Piccola parentesi dedicata ai giovani, se mai dovessero leggermi.. Ragazzi, vi prego, studiate, apprendete, fate lavorare quei neuroni prima che si fossilizzino sui balletti di TikTok. La cultura è l’unica forma di potere che non si svaluta col tempo, non passa di moda e soprattutto non si basa sugli algoritmi di Instagram. Vi capisco, l’idea di diventare influencer sembra allettante: selfie perfetti, viaggi sponsorizzati, codici sconto per qualsiasi cosa, dalle scarpe alle vitamine per capelli… Ma davvero volete che la vostra massima eredità al mondo sia un tutorial su come mettere il mascara in tre mosse? Pensateci bene. Date retta a zia. Grazie, Prof.ss a Io ho avuto la fortuna di crescere con quattro nonni, veri e propri archivi viventi della memoria storica. Uno era stato soldato, l'altra aveva avuto il privilegio poco invidiabile di essere stata “interrogata” dai nazisti. E credetemi, dopo aver sentito i loro racconti, avevo le idee piuttosto chiare su cosa fosse stata la Seconda Guerra Mondiale —e anche su cosa significhi davvero la parola “orrore”. E poi c’era la mia Prof di lettere alle medie, la mitica Prof.ssa Scognamiglio, che decise che il modo migliore per farci entrare nell’adolescenza non fosse con qualche fiaba rassicurante, ma con “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Prima media. Undici anni. Dire che fu uno shock è un eufemismo. Ma erano altri tempi, quelli in cui la “fragilità emotiva” del fanciullo non veniva eccessivamente tutelata. Bei tempi! Perché grazie, cara Prof, se oggi ho un minimo di consapevolezza storica, lo devo anche a quelle letture che mi hanno ribaltato l’anima. Quindi cosa voglio dire? Che il problema del mondo attuale è che la gente è ciuccia e non ha mai studiato la lezione? Ah, se solo avessi una risposta! Ma il forte sospetto che molti di quelli che oggi dovrebbero guidare nazioni, prendere decisioni cruciali e tutelare gli interessi di tutti, non abbiano mai superato la fase della paginetta di aste , è piuttosto concreto. E non parlo solo dell’Italia, eh. Parlo del mondo intero. Perché l’ignoranza non è solo una brutta bestia. È una bestia feroce, famelica, e a quanto pare ha trovato terreno fertile ovunque. Ripensandoci, qui la settimana enigmistica non basta.. gitarella a Lourdes?

  • "The Villain" e l'LSD

    Beh, ecco, diciamo che il panorama internazionale della settimana passata mi ha gettato in una profonda angoscia. Ma roba che non ho dormito. Come il resto del mondo, incredula davanti alle immagini che documentavano quanto successo nello Studio Ovale. Ecco arrivata, l’ennesima scossa di un terremoto inarrestabile. Qui, tra delirio di onnipotenza, arroganza e follia, si sta giocando una partita davvero pericolosa. Forse sto guardando l’ultima stagione di "Agents of S.H.I.E.L.D.", dove i supereroi Marvel combattono l’Hydra, cioè i Fanta-nazisti? No, non riconosco gli attori. Quindi è tutto vero. Giorni di riflessioni, abitati da una varietà di emozioni tutte convergenti in 50.000 sfumature di ansia. Video allucinogeno Poi stamattina mi sono imbattuta in un video. Un video che parlava di LSD, MDMA e altre sostanze psichedeliche utilizzate per combattere ansia e depressione. Ah, ecco, dopo la settimana appena trascorsa, direi che l’unica cosa che ci può salvare è l’LSD!! Pare ci sia una società di Psicologi e Psichiatri che regola protocolli terapeutici e studia l’efficacia di queste terapie. Dicono, sempre loro, che sono tra le più efficaci. Ma, mi chiedo, siamo davvero arrivati al punto in cui la “pillola della felicità” deve prevedere anche un viaggio interstellare tra arcobaleni e unicorni filosofici? È come se avessimo deciso che, per affrontare la vita, abbiamo bisogno di una dose di fantascienza! Dal video emerge che, attraverso un “setting terapeutico” – così lo chiamano – l’alienazione dalla realtà genera un senso di benessere capace di essere riportato nella quotidianità, se ovviamente condotto con l’aiuto di un terapeuta. Cosa che, dicono loro, con dei semplici ansiolitici non è possibile fare. Quindi, che vuol dire? Che a breve andremo in farmacia dicendo: “Allora, aspirina, fermenti lattici e LSD, grazie.” “Certo, signora. Ne vuole uno con aroma di fragola?” Sono l'unica a pensare che questa cosa è , come minimo, bizzarra? Perché a questo punto non aggiungere un po’ di glitter e qualche paillettes mentre ci siamo? Oddio, a pensarci, forse l’idea non è poi così folle, considerando quello che vediamo ogni giorno al telegiornale. Comunque, riflettendoci, qui siamo davvero dentro un fumetto di fantascienza. Ho aperto questo blog per cercare di rimanere in equilibrio su questo tagadà cosmico , e appena riesco a stare in piedi due minuti senza cadere, BAM! Arriva un’altra batosta! Siamo la specie più evoluta, capace di arrivare sulla Luna e, a breve, anche su Marte (almeno così dice “The Villain”, alias Ciuffone Biondo ). Abbiamo intelligenza artificiale, internet, macchine che guidano da sole, Alexa che ci chiede se abbiamo fatto colazione e ci dà pure un bacetto sulla fronte ogni mattina… e per sopravvivere a tutto questo dobbiamo drogarci come a un festino rock negli anni '60? C’è qualcosa che non quadra. Cioè, davvero. Per riuscire a vivere sereni dobbiamo estraniarci dalla realtà? La situazione inizia a sfuggirci di mano... "Truman Show" Gia' mi immagino il restyling cittadino: ristoranti, bar, palestre solo per chi assume psichedelici. Dove tutti sorridono, dove tutti sono gentili, perfetti come la famiglia del Mulino Bianco. Visualizzo questa fanta-città in cui le persone si incontrano per discutere delle loro esperienze psichedeliche come fossero eventi sociali “Ciao, come è andato il tuo viaggio lunedì?” “Oh, magnifico! Ho parlato con un unicorno e abbiamo discusso di filosofia!” E che dire delle code in farmacia? “Sì, mi scusi, vorrei un cocktail psichedelico per affrontare la mia giornata!” Ma a questo punto, la vera domanda è: stiamo davvero cercando di “curare” l’ansia con una sostanza che ci porta su un pianeta lontano, o stiamo semplicemente cercando di fuggire dalla realtà? Non è un po’ come mettere una benda sugli occhi e sperare che il mondo diventi un posto migliore? O peggio ancora, fare finta che non sia un nostro problema, chiudere gli occhi, incrociare le dita e aspettare che qualcuno – magari un supereroe con il mantello – venga a sistemare tutto al posto nostro? Perché ammettiamolo: se il mondo è impazzito, mica possiamo risolverlo con un trip a base di allucinogeni. E nemmeno con la tecnica dello struzzo. E' sempre questione di "chimica." Diciamocelo: non è normale dover ricorrere a sostanze chimiche per sopravvivere alla....vita. Se il lunedì mattina ci fa venire voglia di teletrasportarci su un altro pianeta, forse il problema non è il lunedì, ma il fatto che ci siamo costruiti un sistema che ci schiaccia e ci fa sentire alieni anche senza bisogno di LSD. E allora, invece di aggiungere effetti speciali alla realtà, non sarebbe il caso di provare a cambiarla? Voglio dire, noi adolescenti degli anni '80 siamo sopravvissuti alle spalline esagerate, ai capelli gonfi che sfidavano la legge di gravità e ai jeans 501 con orli improbabili che ci facevano camminare come pinguini… possibile che non riusciamo a sopravvivere senza funghetti in questo pazzo mondo che ci ritroviamo? Abbiamo resistito al Tamagotchi che moriva ogni tre ore, ai modem 56k che facevano più rumore di un trattore e persino alla moda dei fuseaux fluorescenti. Abbiamo affrontato il trauma delle videocassette smagnetizzate, il terrore di registrare sopra il nastro delle vacanze con una puntata di "Non è la Rai", e l’orrore dei maglioni di lana che pizzicavano come carta vetrata. E adesso, invece di rimboccarci le maniche e affrontare la realtà, ci vogliono vendere il biglietto per un’odissea psichedelica? Ma dai! Se ce l’abbiamo fatta allora, possiamo farcela anche adesso. Senza bisogno di arcobaleni chimici.

  • Ansia e Wi-Fi, nuotare nel manicomio globale.

    Ragazzi, ieri è stata una di quelle giornate in cui la vita ti tira un calcio in faccia mentre ti dice: "Buongiorno, benvenuto nel caos universale". Mi è venuto il famoso mammatrone* cosmico – sì, quello che ti fa pensare che l'unica via di fuga sia essere teletrasportati su....boh non so, anche Marte ormai è troppo trafficata.. Vabbè, andiamo avanti. Ho guardato una serie di eventi che avevano in comune solo una cosa: farmi sentire come se stessi vivendo in una versione distorta di " Alice nel Paese delle Meraviglie" . Da Sanremo al feed di Ics (scusate non riesco a dirlo, per me sarà sempre Twitter), fino a Netflix, ogni singola cosa mi ha regalato il “luxury” di un’ansia che non finiva mai. Countdown dell'ansia : 1) Sanremo e il tempo che non esiste più Durante il servizio su Sanremo, Jovanotti ci ha ricordato che su Spotify escono in un solo giorno tante canzoni quante ne uscivano in un decennio negli anni ’90. Se questo è il nuovo modo di misurare il tempo, dovrei essere tipo morta già da sei/sette anni.... Ma come si può reggere questo passo?? Ecco, mi si è chiusa la busta di plastica in faccia. Ansia. 2) C'è Tweet e tweet Ripeto, non riesco a pronunciare, o scrivere, il nuovo nome di Twitter. E comunque sia la nuova icona mi ricorda il logo di Taffo. La definirei......respingente? E sono molto politically correct. Brava me. Continua polite. Dicevo. Ho deciso di aprirne il feed. Ma che mi ha detto la testa? E' stato come correre incontro alla facciata di un autobus. Delizioso. Conato numero uno : Commenti infiniti di Musk, Trump e l'allegra combriccola. Mio Dio. Respira, continua. Conato numero due : Mille cazzate, al solito, sostenute dai nostri politici. Convulsioni ai limiti dell'epilessia : Due post mi hanno fatto uscire fuori di testa, me l'hanno fatta roteare a 360° come Linda Blair. Anche adesso, mentre scrivo, mi si stanno rizzando i capelli in testa di nuovo. Però dato che l'argomento di quei post, tocca in me corde molto sensibili, ne parlerò in un altro articolo. Forse. Dopo aver bevuto 6/7/8/12 bottiglie di Campari. Senza ghiaccio. A stomaco vuoto. Dopo una notte insonne. Così sono sicura di riuscire ad essere un filo più morbida. Poco. Meglio di niente. Quindi stizzita, per non dire proprio incazzata, chiudo. Dicendo a me stessa, la prossima volta che decidi di aprire quel coso ti butto di sotto. Respira. Esci, fai una passeggiata con i cani, fuma, non so fai qualcosa per toglierti la rabbia l’ansia e le mille riflessioni che ti porti dietro. Fatto tutto. Ma niente l’ansia rimane.  La terapia dei piccoli piaceri (o, perché no, dei pupazzi disegnati) Poi però ho preso in mano la situazione ho iniziato a disegnare. Carini questi pupazzi che sto facendo. Mi garbano assai. Mi sento meglio, mi fanno sorridere. Si distende la faccia, mi distendo io. Mi viene anche qualche nuova idea per il lavoro. L'arte e i suoi infiniti rimedi per rimetterti "a piombo" con l'Universo. Passano le ore. Ottimo, direi che ora mi sono meritata un po' di sano ozio sul divano – il mio trono per il relax assoluto, dove il mondo esterno si dissolve e l'unico impegno è quello di non muoversi (almeno fino al prossimo episodio). Ne approfitto per continuare a seguire questa nuova serie su Netflix, che va vista attentamente senza perderti neanche un fotogramma, tanta la roba che succede. 3)Netflix e l’epopea di  Zero Day Ed eccoci qui. Io , Netflix e Zero Day . Robert De Niro, in una performance così impeccabile che se dicesse "vado a fare la cacca" suonerebbe come una massima di saggezza esistenziale. Comunque, a parte il cast stellare e la trama ben congegnata, questa serie ti spalanca una finestra sulla politica con la stessa grazia con cui una tromba d’aria spalanca la porta di casa: ti ritrovi risucchiato dentro senza nemmeno accorgertene. E lì, signori miei, l’ansia è partita con la velocità di un bolide di F1, con l’unica differenza che in questo caso il traguardo è direttamente un attacco di panico. Sì, certo, lo so che è finzione, che i concetti devono essere esasperati per tenere alta la tensione. Però, il punto non è la serie in sé. Il punto è che non è possibile che, ogni volta che virtualmente metto il naso fuori di casa, venga colta da un’angoscia esistenziale degna di una crisi mistica. E allora il cervello, con il suo spirito di sopravvivenza, parte con il piano B: la fuga. Dove? Non si sa. Ma il solo pensiero di un altrove più tranquillo dovrebbe bastare a placare l’ansia, no? Peccato che --non esiste più neanche il miraggio!-- Neanche l’illusione di un posto che sia un filo meno delirante. È ufficiale: il mondo intero è andato in vacca. E qui arriva la vera tragedia: 'sti qui non mi hanno solo rovinato Twitter, mi hanno rovinato anche il modo in cui sognavo l'America! Quella mitologica terra promessa, dove tutti vivono in villette con giardino e risolvono i problemi con un abbraccio e una battuta ben piazzata, proprio come nelle sit-com che ci hanno cresciuti! Questa è l’ultima coltellata al cuore della mia infanzia. Ma siete dei maledetti! Non si fa.. Mi sento tanto Mafalda con il suo mappamondo.... Conclusione: l’ironia come antidoto Insomma, ieri mi sono trovata un po' impreparata a gestire le emozioni prodotte da..... banali gesti quotidiani tra l'altro! Però ci ho riflettuto su. E in una cosa credo fermamente : In un mondo gestito da pazzi, dove l'assurdo è ormai la normalità e ogni notizia sembra una puntata di una serie scritta sotto l’effetto di sostanze discutibili, l’ironia resta il nostro antidoto più potente. Non risolve i problemi, certo, ma aiuta a non finirci dentro con tutte le scarpe. È come un ombrello in una tempesta: non ferma il diluvio, ma almeno mantiene la messa in piega. E allora, mentre il caos là fuori si agita come un DJ accanito sul mixer , abbiamo il dovere di coltivare il nostro piccolo angolo di sanità mentale. Che sia un hobby, un’ossessione inspiegabile per i documentari sui crimini irrisolti, o semplicemente il divano e un bicchiere con qualcosa di forte, dobbiamo proteggerlo con le unghie e con i denti. (Oddio mi sono resa conto che io sono tutte queste cose appena dette..) Perché magari, tra un'osservazione pungente e un meme illuminante, qualcuno di noi riuscirà perfino a trasformare questo delirio globale in una storia esilarante da mettere nero su bianco. Anzi, già succede. Basta affinare un po’ lo sguardo e accorgersi che il mondo è una sceneggiatura surreale in attesa di essere raccontata. Perché alla fine, se non possiamo cambiare il mondo, possiamo almeno prenderlo in giro. ** dialetto romanesco per indicare dispiacere, angoscia

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  • Blog di ironia e riflessioni sui cinquantenni nel 2025 | blog per cinquantenni spiritosi

    Benvenuto in questo blog di ironia e riflessioni sui cinquantenni nel 2025. Qui si parla di tutto: di come sopravvivere alla crisi dei capelli bianchi, di come la tecnologia ci sfidi ogni giorno (e di come noi facciamo finta di capirla), e di come affrontare i cambiamenti con un sorriso e una buona dose di ironia. Se anche tu sei nel club dei cinquantenni che non si prendono troppo sul serio, sei nel posto giusto! E' un blog oper cinquantenni spiritosi! Riflessioni sul Mezzo Secolo Benvenuti nel mio Blog Blog di ironia e riflessioni sui cinquantenni nel 2025 CHI SONO Benvenuto! Giusto per chiarire... questo non è un blog di "fai da te", non troverai consigli esistenziali (perché, magari averne!), non è un blog di moda, lifestyle, cucina o altro. È un diario, dove raccolgo le mie riflessioni sull’età che ho appena raggiunto, il tutto condito con una buona dose di ironia e scanzonatura. Quello che mi piacerebbe ottenere, però, è un riscontro dai miei coetanei, giusto per evitare di continuare a sentirmi quella che "pensa troppo". Perché, in fondo, se non lo facciamo noi cinquantenni, chi lo fa? PORTFOLIO Benvenuti nella MIA nuova pagina di STRISCE A FUMETTI. LE (NOSTRE) avventure CON GLI amici pelosi, tra amore sconfinato e calzini che sembrano svanire nel nulla VAI ALLA PAGINA Il Blog FORUM Michela Mercuri pochi secondi fa Tempo di lettura: 6 min Il quesito con la Susy. Pensa, prima di parlare. Leggi, prima di pensare La Settimana Enigmistica, ve la ricordate? Ecco, ci vorrebbe proprio. Sì. Ma non nel... 0 0 commenti 0 Post non contrassegnato con Mi piace Michela Mercuri 6 giorni fa Tempo di lettura: 4 min "The Villain" e l'LSD ratings-display.rating-aria-label (2) Beh, ecco, diciamo che il panorama internazionale della settimana passata mi ha gettato in una profonda angoscia. Ma roba che non ho... 36 2 commenti 2 2 Più di un Mi piace. 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Non solo non si riesce a stare al passo con questa trottola impazzita che è diventato il mondo… ma ora, per... 89 3 commenti 3 3 Più di un Mi piace. Post non contrassegnato con Mi piace 3 Michela Mercuri 10 feb Tempo di lettura: 6 min La matta del quartiere, e il suo metodo di "Educazione" imprevista. ratings-display.rating-aria-label (2) Dedicato a coloro che non amano essere in compagnia di bambini indemoniati 56 3 commenti 3 3 Più di un Mi piace. Post non contrassegnato con Mi piace 3 Michela Mercuri 5 feb Tempo di lettura: 6 min L’Idra a tre teste : Signore e Signori, la menopausa. ratings-display.rating-aria-label (2) Che delizioso fenomeno... Sì, decisamente un argomento femminile. Ma, attenzione, potrebbe rivelarsi una lettura utile per quei poveri... 137 2 commenti 2 2 Più di un Mi piace. 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  • Strisce a fumetti | 50 anni nel 2025

    La convivenza con i nostri amati cani : storia d'amore infinita e calzini scomparsi! Life with MY Norfies HOME Vita da cani… o vita con i cani? Chiunque viva con un cane sa benissimo una cosa: non siamo noi a educare loro, ma loro a rieducare noi. A colpi di sguardi colpevolizzanti, divani conquistati e passeggiate sotto la pioggia alle sei del mattino. Questa è la cronaca a fumetti della mia (presunta) convivenza con i miei cani. Una storia di amore incondizionato, peli ovunque e strategiche sparizioni di calzini. Entra nel loro mondo (che ovviamente è anche il mio) e fatti due risate!

  • Chi sono | 50 anni nel 2025

    In questo blog ,che ho deciso di dedicare a noi cinquantenni nel 2025, si parla di tutto: di come sopravvivere alla crisi dei capelli bianchi, di come la tecnologia ci sfidi ogni giorno (e di come noi facciamo finta di capirla), e di come affrontare i cambiamenti con un sorriso e una buona dose di ironia. Se anche tu sei nel club dei cinquantenni che non si prendono troppo sul serio, sei nel posto giusto! CHI SONO HOME BLOG Per dire..questo è il mio logo. Giusto perchè mi prendo troppo sul serio! La mia storia Ciao! Io sono… quella a destra, ovviamente. Sia in carne e ossa che in versione cartoon, perché sì, sono proprio una di quelle persone che si prende troppo sul serio con i propri disegni. I due quadrupedi che vedete qui accanto sono i miei amori più grandi. Da sinistra: Martina e Nando, i miei compagni di vita e di disastri. Non esiste una mia biografia che non li menzioni. È proprio una questione di principio. Fatte le dovute premesse, mi chiamo Michela (ma tutti mi chiamano Ferrovia, perché a quanto pare mio padre mi iscrisse all'anagrafe affibbiandomi questo per terzo nome). Sono una grafica, illustratrice e fumettista. Diciamo che mi definisco una creativa ad ampio spettro, come gli antibiotici, che fanno tutto ma in realtà non si sa mai cosa curano davvero. Sono di Roma, e dopo anni di "girovagare" nella capitale, adesso vivo nella campagna che circonda quella grande bolla di smog che è la città eterna. Aaah! La quiete della campagna e l’aria fresca! Che bello! Si, solo che poi alla fine mi sembra di essere più circondata da zanzare che da alberi. Non si può avere tutto. Le mie giornate sono dedicate alla creatività. Intellettuale, tipo quando ho deciso di “creare” un blog (perché ogni creativo che si rispetti ha un blog, giusto?), ma per lo più, pratica: disegno grafiche, faccio design, ritratti e, last but not least, il mio fumetto (che mi sembra sempre più una terapia per non impazzire). Essere un’artista… beh, è complicato. Perché non è solo un lavoro, è una sorta di estensione della tua anima. È una cosa che devi combattere ogni giorno, come se fosse una persona con cui litighi. A volte ti fa venire le lacrime agli occhi, altre ti fa arrabbiare come un pazzo, e poi, come per magia, ti stringe a sé, facendoti sentire come la persona più importante del mondo. E tutto questo, senza nemmeno chiedere un "grazie". Però fico, no? se non hai nulla da fare e vuoi dare un'occhiata clicca sul tastino qui sotto PORTFOLIO

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